Recovery Fund e PMI: quali sono le opportunità

La pandemia ha imposto all’Unione europea di identificare e adottare una strategia condivisa per affrontare l’emergenza, data l’importante flessione del Pil sperimentata nel 2020. Strategia che si è concretizzata in NextGenerationEU, piano per la ripresa che, come si legge nello stesso sito UE, rappresenta una occasione unica per trasformare le nostre economie e creare opportunità e posti di lavoro. 

Le risorse in campo sostanziali: un Recovery Fund da EUR 750Mld (dato ai prezzi 2018; 806,9 se consideriamo i prezzi correnti) finanziato tramite bond garantiti dal Bilancio UE, cui si sommano EUR 1.100Mld del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e EUR 540Mld delle misure già approvate (Mes light, Sure per la disoccupazione e fondi Bei), per un totale di quasi 2.500 miliardi di euro. 

Concentriamoci sul Recovery Fund e vediamo insieme cosa comporta per l’Italia e quali le opportunità per le nostre PMI.

 

Il Recovery Fund: definizione e obiettivi

Partiamo dall’inizio. Il Recovery Fund, approvato a luglio 2020, è un fondo garantito dal Bilancio UE, costituito con l’obiettivo di mettere a disposizione delle economie dei 27 Paesi dell’Unione EUR 390Mld nella forma di prestiti e EUR 390Mld in sovvenzioni (ovvero contributi a fondo perduto), da utilizzare per risollevare i sistemi economici travolti dall’emergenza sanitaria. In totale, parliamo dunque di EUR 750Mld finanziati tramite bond. La prima emissione da venti miliardi è stata viene emessa il 15 giugno 2021.

Obiettivo è rendere l'Europa più verde, più digitale e più resiliente. Il che si traduce in tre principali linee di azione: 

  • Mercato unico, innovazione e agenda digitale
  • Coesione, resilienza e valori
  • Risorse naturali e ambiente

Per accedere ai fondi stanziati e dare attuazione concreta a queste tre linee di azione, ciascuno Stato ha presentato alla Commissione Europea il un documento programmatico, noto come Recovery Plan.  

Focus Italia: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

Dei complessivi 750 miliardi del Recovery Fund l’Italia ha conquistato la fetta maggiore. Il Recovery Plan italiano, denominato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), prevede infatti un pacchetto di 151 investimenti e 63 riforme per EUR 191,5Mld e volti a favorire lo sviluppo e la crescita competitiva del nostro tessuto produttivo. 

L’Italia integra il PNRR con il Piano nazionale per gli investimenti complementari, con risorse aggiuntive pari a 30,6 miliardi, per un totale di EUR 222Mld da impiegare da qui al 2026, con un impatto stimato sul PIL del +3,6% rispetto a uno scenario a politiche invariate. Come si legge sullo stesso sito del Piano, ribattezzato “Italia Domani”, sui 51 traguardi definiti per il 2021 tra riforme e investimenti, 13 sono già stati raggiunti (dati al 28 settembre 2021).

Il Piano si articola in sei diverse Missioni, individuate in coerenza con i pilastri del Next Generation EU e riassunte nello schema seguente, tratto dallo stesso PNRR.

Mission del PNRR

 

Le risorse del PNRR a favore delle PMI

I 151 investimenti previsti dal Piano hanno l’obiettivo di rilanciare la produttività del Paese e la crescita dell’economia italiana, per renderla più digitale, dinamica, sostenibile e inclusiva. Ad essi si affianca una strategia di riforme articolata su tra distinte tipologie (orizzontali, abilitanti e settoriali) fondamentali per potenziare equità, efficienza e competitività.

Si tratta di un’opportunità irripetibile per le PMI, che potranno beneficiare tra gli altri di importanti incentivi statali e interventi strategici. Nello specifico: 

  • il 19% della dotazione complessiva è dedicato incentivi e crediti d’imposta alle imprese: 
  • un ulteriore 2,5% circa è legato alla riduzione di contributi datoriali (ovvero, i contributi legati alla rappresentanza contrattuale); 
  • il 32,6% è infine relativo a investimenti in lavori di costruzione e opere di edilizia civile. 

Uno dei temi più significativi per il rilancio del sistema Paese è senza dubbio quello della digitalizzazione, cui è dedicata un’intera missione. Lato imprese di particolare interesse il piano “Transizione 4.0” (EUR 13Mld), che prevede crediti d’imposta per investimenti in beni strumentali e per progetti di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, allo scopo di promuovere la trasformazione digitale dei processi produttivi. A ciò si aggiungono EUR 7Mld per la costruzione di reti a banda ultralarga su tutto il territorio nazionale; EUR 2Mld per lo sviluppo dei servizi digitali della PA; EUR 1Mld per la realizzazione di un’infrastruttura cloud sicura verso cui migrare dataset e applicazioni. Le PMI potranno pertanto beneficiare di una PA più semplice, accessibile ed efficiente, e di un incremento della produttività derivante dagli investimenti infrastrutturali e dall’utilizzo di nuovi strumenti digitali.

Il punto di vista Azimut Direct 

Dopo un periodo in cui moltissime imprese hanno dovuto arrestare o ridimensionare le proprie attività, le prospettive per le PMI sono decisamente ottimistiche, con un quinquennio di forte espansione spinto soprattutto dal massiccio pacchetto di investimenti previsto dal PNRR. Il plafond di risorse consentirà di attivare capitali privati, moltiplicando i fondi pubblici messi a disposizione dal PNRR e creando nuove prospettive di crescita sostenibile. 

La finanza in tutto questo ha un ruolo centrale, ma occorre una finanza in grado di veicolare effettivamente questi capitali privati verso le PMI dando loro velocità, focus e mercato. 

Una regolamentazione bancaria più stringente e processi di consolidamento hanno favorito a livello globale la nascita di canali di finanziamento alternativi come il direct lending. La pandemia ha accelerato la conoscenza e la diffusione del fintech, rendendolo una opportunità concreta, accessibile e vantaggiosa. I dati ItaliaFintech sui primi 9 mesi del 2021 evidenziano la continua crescita dei finanziamenti alle PMI erogati tramite piattaforme fintech: EUR 2,3Mld, in netto aumento sia su base annua sia rispetto al totale 2020. La crescita dei volumi è marcata e costante dal 2019. 

È in atto una profonda ridefinizione della catena del capitale, attivata e sostenuta dalla tecnologia. Da un lato, investitori specializzati sul credito a lungo termine. Dall’altro, PMI in cerca di finanza per la crescita. A fare da ponte, operatori che forniscono un’azione congiunta di consulenza, strutturazione e collocamento di strumenti di finanza alternativa quali direct lending, minibond, private e public equity, come ad esempio la quotazione sul mercato AIM. In Azimut Direct tutto questo lo chiamiamo “neoFinancing”