Il nuovo Barometro Minibond: dati al 31.12.2021

I minibond sono dei prestiti obbligazionari a medio-lungo termine di importo inferiore a EUR 50M introdotti in Italia nel 2012 con il decreto Sviluppo (Decreto-legge 22 giugno 2012 n.83), e funzionali al finanziamento di piani di investimento.

I minibond permettono alle PMI di aprirsi al mercato dei capitali, riducendo la dipendenza da un sistema bancario che spesso non riesce a fornire un servizio pensato per soddisfare pienamente le esigenze di crescita delle imprese.

 

I minibond: i servizi forniti da Azimut Direct

In Azimut Direct abbiamo scommesso sin dell’inizio sul ruolo chiave di questo strumento, tanto è che la piattaforma fintech su cui si basa la nostra operatività era nata nel 2014 (come Epic SIM) proprio per permettere una distribuzione efficiente dei minibond presso investitori qualificati. Oltre a fornire un servizio di strutturazione e collocamento di minibond, pubblichiamo da diversi anni il Barometro Minibond, un documento trimestrale redatto in collaborazione con Business Support che fino ad oggi forniva uno sguardo d’insieme sul mercato italiano dei titoli quotati sull’ExtraMOT Pro3, il segmento di Borsa Italiana dedicato ai minibond fino a EUR 50M.

Da questa edizione il Barometro è stato completamento rinnovato sia nell’aspetto grafico che nei contenuti. Scopriamo insieme quali sono le principali novità. 

 

Barometro Minibond: cosa c'è di nuovo

La novità più importante di questo nuovo Barometro è sicuramente il perimetro di analisi, con l’inclusione delle statistiche riguardanti i minibond collocati privatamente o eventualmente quotati su altri mercati europei (come, ad esempio, il Third Market della Borsa di Vienna), raggruppati sotto la categoria “private placement”. 

Malgrado non sempre l’informativa sulle emissioni in private placement sia di immediata reperibilità come nel caso dei titoli quotati su Borsa Italiana, l’introduzione di questi dati è fondamentale per fotografare dimensione ed evoluzione del mercato. Basti pensare che, se nel 2018 per ogni nuova emissione quotata se ne registravano due non quotate, nel 2021 questo rapporto è diventato di 1 a 4, fenomeno in parte legato alla nascita e diffusione dei basket bond, ovvero portafogli costituiti da emissioni obbligazionarie di PMI diverse ma con un qualche denominatore comune (come ad esempio stesso territorio, stesso settore o magari stesso obiettivo di investimento), tipicamente coperti da garanzia pubblica e sottoscritti da una società veicolo, che a sua volta emette Asset-Backed Securities destinate a investitori istituzionali.

L’analisi è stata arricchita andando poi a distinguere tra numero di emissioni ed emittenti unici. L’analisi del fatturato degli emittenti è stata maggiormente dettagliata: il dato sul fatturato medio è stato ricalcolato per anno, e abbiamo altresì evidenziato il dato al netto degli outlier (ovvero escludendo i dati inferiori al 5° e superiori al 95° percentile). L’esclusione di questi dati “anomali”, specie per quanto riguarda imprese di grosse dimensioni che hanno emesso un minibond una tantum, ci permette infatti di avere un’idea più chiara sulla reale dimensione delle aziende emittenti. 

Infine, abbiamo introdotto un nuovo grafico per rappresentare la relazione tra cedola e classe di rischio, utilizzando come come proxy per quest’ultima la probabilità di default, distinguendo per durata e tenendo in debita considerazione la struttura a scadenza dei rendimenti. Questa nuova visualizzazione grafica permette di evidenziare in maniera rapida e intuitiva come all’aumentare della rischiosità e della scadenza corrisponda tendenzialmente un aumento della cedola. Oltre alla classe di rischio, ci sono altri fattori che possono influenzare positivamente o negativamente la cedola, come ad esempio presenza di garanzie o l’aggregazione in programmi di basket bond.

 

I dati di mercato 

Dall’inizio del mercato nel 2014 a oggi sono stati emessi 970 minibond, per 652 emittenti unici e un controvalore di circa EUR 6,6Mld. Le nostre analisi, tuttavia, si concentrano principalmente sui minibond emessi a partire dal 2018, anno in cui il mercato è diventato più maturo e le informazioni sui collocamenti privati sono più affidabili.

In questi ultimi 4 anni i minibond emessi in totale sono stati 646, di cui 152 quotati sul segmento ExtraMot Pro3 di Borsa Italiana e 494 collocati privatamente, per un controvalore totale di EUR 3,9Mld. Per quanto riguarda le caratteristiche economiche si osserva in media, indipendentemente dal mercato di quotazione, un taglio pari a EUR 6,1M, una cedola del 4,13% e una durata all’emissione di 5,8 anni. Il 65,8% delle emissioni si concentra in cinque regioni: Lombardia, Veneto, Campania, Lazio ed Emilia-Romagna per un controvalore di circa EUR 2,6Mld. La maggior parte dei minibond è stata emessa da imprese del settore Industrials, per un ammontare totale pari a EUR 1 Mld (circa il 25% del controvalore totale).

Il mercato dei minibond nel 2021

Per quanto riguarda invece l’andamento del mercato nel 2021, si contano 150 emissioni totali, di cui 26 quotate su Borsa Italiana e 124 collocate privatamente, per un controvalore complessivo di EUR 894,7M e 134 emittenti unici.

Le caratteristiche sono sostanzialmente stabili rispetto a quanto registrato negli anni precedenti: taglio medio pari a EUR 6,3M per le emissioni in private placement, EUR 4,7M sui minibond quotati, una cedola media in area 3,5%-4,5% e una durata media all’emissione tra i 5 e i 6 anni. 

I trend in atto

Dal 2018 ad oggi stiamo assistendo ad una costante diminuzione del fatturato medio degli emittenti, segno che sempre più aziende di dimensioni minori fanno ricorso ai minibond. Il valore medio è infatti sceso da EUR 88,3M del 2018 a EUR 58,7M nel 2021; al netto degli outlier si passa invece da EUR 59,3M a EUR 34,4M.

Si osserva inoltre una sempre maggiore importanza dei mercati privati: nel 2018 le emissioni in private placement rappresentavano il 62% del totale mercato (ovvero meno di 2 emissioni in private placement per emissione quotata); nel 2021 la loro quota è salita all’83% (ovvero circa 4 emissioni in private placement per emissione quotata). Come già evidenziato, l’espansione dei private markets è in parte legata al fenomeno basket bond. Dal 2019 (anno di diffusione dello strumento) a oggi, sono stati infatti emessi 172 minibond all’interno di programmi Basket Bond, di cui 46 nel 2021.

 

Il punto di vista Azimut Direct

I trend di mercato confermano la validità dello strumento minibond per finanziare piani strategici di crescita di lungo periodo delle PMI. "Già oggi la finanza tradizionale e fintech hanno allargato l’offerta di soluzioni per imprese ad alto potenziale. Nel 2022 ci aspettiamo un allargamento agli strumenti di finanza straordinaria di debito come minibond o anche obbligazioni convertibili, oltre a equity per le PMI. Una giusta evoluzione che risponde ad esigenze di capitale per cavalcare la ripresa, a complemento dei canali di finanziamento tradizionali. Sarà chiave la presenza costante di consulenza qualificata” sottolinea Francesca Bartoli, responsabile analisi economiche Azimut Direct.

Nel concreto, questo è quello in cui si sostanzia l’esperienza di avanguardia che Azimut ha lanciato da qualche anno e che si è rafforzata con il lancio di Azimut Direct in seno al cosiddetto progetto “neo-financing”. Tra i punti cardine della strategia del Gruppo, il focus su fintech ed economia reale, con l’obiettivo di diventare interlocutore privilegiato per tutte le imprese italiane che cercano accesso al mercato dei capitali di debito ed equity e servizi di advisory ad alto valore aggiunto. Un impegno su economia reale testimoniato anche dai numeri espressi nella previsionale a fine 2021, che indica masse per 4,6 miliardi di Euro (8,4% sul totale masse gestite), più del doppio di quanto registrato a fine valore 2020, grazie anche allo sviluppo di nuovi prodotti di investimento per la propria clientela. 
 


 

 

Analisi
6 minuti
27.01.2022
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