Il crowdfunding nasce in Australia e negli USA nella seconda metà degli anni novanta e comincia ad espandersi in Europa pochi anni dopo, interessando anche l’Italia, che è stata la prima nazione europea ad introdurre, nel 2012, norme e leggi per disciplinare la raccolta di capitale di rischio per le start-up. Nonostante si tratti di un mercato attivo da diversi anni, esso ha iniziato a diffondersi in maniera sostanziale solamente nel corso del decennio scorso, in parallelo alla nascita e allo sviluppo di piattaforme specializzate.
Il termine crowdfunding ha un significato molto ampio, che abbraccia diverse tipologie di operazioni. Vediamo dunque cosa significa, che cosa si può finanziare tramite il crowdfunding e quali sono le principali differenze.
Che cos'è il crowdfunding?
“Crowdfunding” può esser tradotto letteralmente con “finanziamento collettivo”. Tramite il crowdfunding è possibile richiedere, attraverso appositi portali o piattaforme online, denaro a supporto di un determinato progetto economico, sociale, culturale o benefico.
Esistono numerosi tipi di crowdfunding. Tre gli elementi che fanno da comune denominatore:
- sfruttamento della propria rete sociale per ottenere il capitale necessario senza bisogno di intermediari bancari;
- contributi per lo più di modesto importo;
- gruppi molto numerosi di investitori che condividono un medesimo interesse o un progetto comune oppure desiderano investire in un prodotto o idea innovativa.
A seconda della tipologia di crowdfunding e di operazione finanziata, può essere presente un incentivo economico, nella forma di tasso di rendimento o di acquisto di quote societarie. Altre volte è prevista la consegna di un bene o la fruizione di un servizio. In altre ancora lo scopo di lucro è assente, il beneficio (immateriale) può essere diretto ma diffuso, o addirittura indiretto, quando si decide di supportare una iniziativa benefica, a beneficio di una collettività o di una persona terza.
Origine del crowdfunding
La prima campagna documentata di crowdfunding risale al 1884, quando l’editore Joseph Pulitzer esortò, dalle pagine del suo giornale “New York World”, a contribuire alla costruzione del piedistallo della Statua della Libertà, promettendo in cambio la pubblicazione del nome del donatore, indipendentemente dalla cifra. Pulitzer raccolse oltre $ 100.000 in soli sei mesi, coinvolgendo più di 125.000 persone.
Per arrivare al crowdfunding così come lo conosciamo ora bisogna aspettare la seconda metà degli anni Novanta, quando, grazie al web, vennero promosse le prime raccolte online per progetti di beneficenza. Il primo progetto a scopo di lucro finanziato tramite crowdfunding pare essere quello della band anglosassone Marillion, che nel 1997 chiese ai propri fans di sostenere le spese del tour in Nord America, raccogliendo $ 60.000. Il successo fu tale che la band tra fece ricorso allo stesso meccanismo nel 2001, per la registrazione di un nuovo album.
I portali web nacquero agli inizi del Duemila. Uno dei primi è stato l’italiano Produzioni dal Basso, nel 2005, anche se è solo grazie alle piattaforme americane Indiegogo (2008) e Kickstarter (2009) che il crowdfunding inizierà a diffondersi in misura sostanziale, complice (probabilmente) la crisi finanziaria del 2008. Le progressive difficoltà riscontrate nell’ottenimento di prestiti bancari (il cosiddetto credit crunch) ha portato le piccole e medie imprese a considerare nuove e alternative fonti di finanziamento, tra cui appunto il crowdfunding.
Come funziona oggi il crowdfunding
Il crowdfunding è oggi una forma di finanziamento piuttosto diffusa, e permette a chi effettua una campagna di sfruttare la rete per promuovere il proprio progetto e ottenere il capitale di cui necessita senza passare per gli intermediari finanziari tradizionali. Si tratta dunque di un strumento innovativo di finanza alternativa al credito bancario che svolge anche una importante funzione di marketing. Il crowdfunding infatti facilita la raccolta di fondi presso un gran numero di investitori, e permette allo stesso tempo di ottenere la validazione del mercato sulla bontà del progetto.
Possiamo distinguere tra quattro principali modelli di finanziamento.
- Donation-based crowdfunding: campagna di raccolta fondi per progetti no-profit (tipicamente, beneficenza o iniziative artistiche e culturali), senza ricompensa materiale per i sostenitori.
- Reward-based crowdfunding: i finanziamenti in questo caso sono rivolti alla realizzazione di un bene o servizio, che costituirà la ricompensa per gli investitori; l’imprenditore di fatto copre i costi di produzione vendendo il prodotto ancor prima di realizzarlo, e contemporaneamente testa la bontà della propria idea saggiando il mercato potenziale eliminando il rischio di invenduto. Se contestualmente all’acquisto di beni o servizi è prevista un’opzione di acquisto futuri di quote o azioni della società, si parla più propriamente di pre-purchase crowdfunding, un modello ibrido a metà tra il reward-based crowdfunding e l’equity crowdfunding.
- Lending-based crowdfunding: evoluzione online del microcredito, conosciuto anche come peer-to-peer lending, costituisce per le PMI una alternativa al prestito bancario; oltre al rimborso del capitale a scadenza, gli investitori ricevono in cambio un tasso di interesse e possono scegliere tra diversi progetti da finanziare.
- Equity-based crowdfunding: mentre con il lending-based crowdfunding si raccoglie capitale di debito, in questo caso si tratta di capitale di rischio, ovvero di raccolta di contributi finanziari da parte di start-up e PMI in cambio di quote societarie. Gli investitori hanno il vantaggio di poter contribuire anche con piccole somme di denaro, mentre le imprese beneficiano di costi contenuti e ampia visibilità. L’Italia è stato il primo Paese a introdurre una regolamentazione specifica per le start-up innovative nel 2012, allargata nel 2017 alle PMI innovative.
Come fare crowdfunding in Italia
Analizziamo ora più nel dettaglio dati e andamento dell’equity crowdfunding e del lending-based crowdfunding in Italia. Secondo l’ultimo Report sul Crowdinvesting del Politecnico di Milano, al 30 giugno 2020 la raccolta totale ha raggiunto quota EUR 908M, di cui EUR 159M di equity crowdfunding e EUR 749M di lending. I dati degli ultimi 12 mesi evidenziano come lo strumento non sia stato impattato dalla crisi ma anzi, sia stato visto da imprese e privati quale fonte di liquidità rapida ed efficace: il totale cumulato relativo all’equity crowdfunding è quasi raddoppiato, con una raccolta nei 12 mesi di EUR 77M, e anche il lending non è stato da meno, con + EUR 314M su base annua. Da sottolineare lo sviluppo che ha avuto il comparto real-estate, trasversale rispetto alle due tipologie di crowdfunding qui analizzate: le piattaforme attive sono passate da sei a dieci e la raccolta complessiva è più che raddoppiata nell’ultimo anno, con un totale di poco inferiore a EUR 50M, di cui EUR 19,5M relativi a portali equity e EUR 29,2M legati a campagne lending.
Per quanto riguarda gli operatori, alla data del 30 giugno 2020 risultano 42 portali di equity crowdfunding autorizzati (anche se non tutti effettivamente operativi) e 595 campagne promosse, di cui più del 70% concluse a successo. Le imprese finanziate dal 2014 a oggi sono 547, per la maggior parte startup innovative, con un valore medio del target di raccolta di circa EUR 200.000, che sale a EUR 800.000 nel caso di progetti immobiliari. Sul fronte lending invece, 17 le piattaforme autorizzate al 30 giugno 2020, di cui 6 rivolte al finanziamento di persone fisiche e 11 per le imprese (di cui 7 specializzate nel real estate).
Di recente inoltre è stata approvata una importante novità regolamentare: dall’ottobre 2019 i portali di equity crowdfunding possono offrire anche obbligazioni e altri titoli di debito emessi da PMI (di fatto, minibond), previa autorizzazione della Consob e sotto specifici vincoli indicati nel Regolamento sulla raccolta di capitali tramite portali on-line, opportunamente integrato e modificato. Lato imprese, l’importo massimo per ogni emissione è pari a EUR 8M. Lato investitori, lo strumento è aperto anche al mondo retail, purché sia soddisfatta almeno una di queste tre condizioni: possedere un patrimonio finanziario superiore a EUR 250k; essere disposti ad effettuare un investimento di almeno EUR 100k; operare tramite servizi di gestione di portafoglio o di consulenza in materia di investimenti. Di fatto, si tratta di un’opportunità in più per le PMI in cerca di capitali per la crescita, con già tre portali autorizzati a collocare titoli di debito e a fornire una vetrina per la compravendita degli strumenti sottoscritti.
Ma dunque, il crowdfunding conviene?
Se ad oggi il lending-based crowdfunding è, per caratteristiche intrinseche, quello che genera i maggiori volumi di raccolta, l’equity crowdfunding è candidato a diventare uno dei segmenti più interessanti e remunerativi, visto l’ingresso di nuovi operatori equity e il progressivo aumento della quota di PMI in un mondo sinora dominato dalle startup.
Indipendentemente dal modello di finanziamento, il crowdfunding è indubbiamente un mercato in forte crescita, grazie a facilità di accesso, trasparenza e velocità di erogazione. Lato imprese, costituisce una valida ma soprattutto rapida alternativa ai finanziamenti bancari, specie per quanto riguarda le realtà di dimensione minore. Lato investitori, offre rendimenti interessanti e la possibilità di partecipare consapevolmente a un progetto di crescita, grazie a informazioni dettagliate sulla natura dell’operazione e sul piano di sviluppo del soggetto finanziato.