Presentato il 4° Report Polimi sulla Finanza Alternativa per le PMI

Presentato il 29 novembre 2021 il quarto Report sulla Finanza Alternativa per le PMI, in occasione dell'edizione 2021 dell'Alt-Finance Day - la giornata della Finanza Alternativa, organizzata da Innexta in collaborazione con School of Management del Politecnico di Milano, Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Unioncamere Nazionale.

La ricerca analizza il mondo il mercato della finanza alternativa  (o sotto alcuni punti di vista, “complementare”) al credito bancario, con dettaglio su minibond, crodwfunding, invoice trading, direct lending (per il quale tuttavia non si dispone di dati completi), ICOs, private equity, venture capital e quotazione di Borsa. Complessivamente, le stime indicano che le risorse mobilitate tra luglio 2020 e giugno 2021 dal mercato della finanza alternativa le PMI sono state di circa EUR 4,2Mld, con una crescita del 58% rispetto allo scorso anno. «I dati confermano che la finanza alternativa ormai esce dall’incubatore e gioca alla pari con gli strumenti finanziari tradizionali», ha commentato il Direttore Generale di Innexta, Danilo Maiocchi.

I lavori si sono chiusi con una tavola rotonda, guidata dallo stesso Maiocchi e dal direttore di Economy, Sergio Luciano, che ha visto la partecipazione di Mattia Ciprian (modefinance); Giovannella Condò (Milano Notai); Andrea Crovetto (Azimut Direct); Anna Lambiase (IR Top Consulting); Graziano Tarantini (Banca Akros); Edoardo Varacca Capello (CrowdFundMe).
 
Due i punti chiave sottolineati dal nostro CEO Andrea Crovetto. Innanzitutto, è prioritario chiudere il ciclo tra risparmi e investimenti, ovvero portare il risparmio nazionale a investire nella media impresa e nelle infrastrutture, a correzione di un abbaglio fatto negli scorsi 40 anni e che ha visto trasferire un eccesso risorse verso l’estero.
Tanto su piattaforme come Bloomberg quanto su testi di asset management mancava la vista sul mondo PMI. Con la finanza alternativa stiamo scrivendo il capitolo mancante. Trasferire una quota anche nell’ordine del solo 5% dello stock di risparmio nazionale professionalmente gestito (da fondi comuni, fondi assicurativi o da fondi pensione) è un qualcosa che deve essere sul cruscotto dei policy maker. Ed è tutto già codificato nella Capital Markets Union della Commissione Europea.
 
In secondo luogo, occorre una prospettiva di lungo termine. Bisogna recuperare un asset mix che attualmente danneggia il Paese, nella misura di un punto percentuale di rendimento annuo in meno rispetto a paesi più “lungimiranti”.
 
In tutto questo la tecnologia diviene una infrastruttura preziosa a livello nazionale, per allocare capitali ai progetti di crescita di migliaia di PMI in maniera integra, meritocratica e diversificata.